Rischio clima e tutela dell’ambiente

L’impegno dei Governi e delle aziende

Dopo l’ultimo e significativo alert “gridato” dall’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change – vedi il report) sull’inesorabile deterioramento del clima e l’aumento medio previsto di 1,5 gradi della temperatura mondiale nei prossimi 25 anni, i governi e le aziende devono agire ora per mettere in sicurezza il pianeta. 

E’ ormai risaputo che il crescente manifestarsi di eventi ambientali critici, quali incendi su larga scala (California, Cina e Italia, ad iniziare dalla Sardegna, Sicilia e Calabria che combattono ancora per governare il territorio), cicloni e surriscaldamento dei mari, siano effetto di un deterioramento del nostro pianeta. Ecco perchè è ormai giunto il momento di intervenire in maniera importante sulle emissioni di CO2, sull’uso e riuso responsabile delle plastiche ed un’attenzione quotidiana di ognuno di noi nell’utilizzo e consumo delle risorse naturali.

Il sistema che si sta discutendo è su “adeguati processi di rendicontazione della sostenibilità”

I leader delle maggiori aziende al mondo hanno dunque accolto con favore il sostegno del G7 e dei ministri delle finanze del G20 per la rendicontazione obbligatoria sulla sostenibilità. La misurazione dei rischi associati ai cambiamenti climatici aiuterà le aziende e i governi a rispondere alla sfida.

E’ un passo importante l’impegno assunto dai governi e dai leader delle aziende più importanti (e inquinanti) al mondo, con sempre più audaci impegni di azzeramento netto, ma una delle domande più importanti è stata come individuare il modo migliore per raccogliere informazioni per misurare i progressi rispetto a questi impegni, e se questi saranno realmente adeguati per la messa in sicurezza dell’intero pianeta.

È fondamentale che i progressi delle aziende e dei governi verso il dimezzamento delle emissioni di gas serra entro il 2030 e il raggiungimento dello zero netto entro il 2050 siano misurati con precisione.

Molti membri dell’IBC (International Business Council) stanno già segnalando le metriche ambientali, sociali e di governance (ESG) che hanno identificato come rilevanti. Hanno inoltre accolto con favore la notizia che i ministri delle finanze del G7 sostengono l’obbligo di rendicontazione climatica in linea con la Taskforce on Climate-Related Financial Disclosures (TCFD) e gli sforzi della Fondazione IFRS per istituire un International Sustainability Standards Board (ISSB) all’inizio di giugno.

Questo novembre, il Regno Unito ospiterà la 26a Conferenza delle parti sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite (COP26) a Glasgow. Questa è un’eccellente opportunità per accelerare l’azione sugli obiettivi climatici. Progressi significativi su metriche di sostenibilità coerenti e comparabili dovrebbero essere un catalizzatore per mobilitare i trilioni di dollari di finanziamenti del settore privato necessari per affrontare il cambiamento climatico.

Da dove dovrebbero iniziare le aziende?

Riteniamo che questo processo porterà ad alcune delle più importanti innovazioni nella rendicontazione non finanziaria degli ultimi decenni. Dovrebbe anche ridurre i costi di conformità e la complessità dei rapporti. Ecco da dove dovrebbero iniziare le aziende:

1. Implementare ora il processo di reporting ESG
Da quando le Stakeholder Capitalism Metrics sono state introdotte nel settembre 2020, il ritmo del cambiamento è accelerato. Ma, come sappiamo, l’azione normativa richiederà tempo. Molti chiedono una maggiore trasparenza nella rendicontazione ESG prima della regolamentazione, e in particolare gli investitori chiedono informazioni allineate alla TCFD. Le aziende non dovrebbero aspettare i mandati normativi e le linee guida. Le Stakeholder Capitalism Metrics, che includono TCFD, possono essere un punto di partenza per le aziende per prepararsi a questi cambiamenti eseguendo due diligence e implementando o perfezionando i processi di reporting.

2. Utilizzare i report ESG per guidare l’innovazione aziendale
Il reporting sulle metriche ESG non è solo la cosa giusta da fare, ma può anche avere un impatto positivo sui profitti. Ciò è particolarmente vero in quanto le aziende cercano di gestire i rischi finanziari causati dai cambiamenti climatici e di creare soluzioni innovative per superare le sfide. Metriche comparabili, coerenti e supportate dalla scienza forniscono agli investitori le informazioni giuste su cui agire. Possono anche aiutare i leader e i consigli di amministrazione a prendere decisioni aziendali migliori. Il supporto del G7 per imporre requisiti di rendicontazione ESG aiuterà ad accelerare l’azione sugli obiettivi climatici stimolando l’innovazione e liberando l’incredibile potere dei mercati dei capitali per costruire un futuro più sostenibile, oggi, anziché domani.

3. Creare un’infrastruttura di reporting ESG che funzioni con i report finanziari tradizionali
Il reporting ESG deve essere dello stesso standard di qualità del reporting finanziario. Deve riflettere le scelte strategiche che un’azienda fa per ridurre al minimo il rischio e acquisire valore. Il percorso dovrebbe iniziare con l’incorporare lo scopo nel DNA dell’organizzazione e fornire informazioni significative sulle prestazioni ESG integrate nei principali report aziendali. Le aziende dovrebbero fissare obiettivi audaci che rispondano al loro scopo e alle considerazioni sul pianeta, le persone e la prosperità. Le aziende dovrebbero pianificare come costruire l’impegno e le capacità necessarie nell’organizzazione. Ciò richiederà un cambiamento organizzativo a livello di governance, strategia, gestione del rischio e gestione delle prestazioni.

4. Collaborare con altri nella reportistica aziendale
Guardando al panorama dei report ESG odierno, si stanno facendo buoni progressi. Un recente studio ha rilevato che il 90% delle aziende nell’indice Standard and Poor’s 500 pubblica già un rapporto di sostenibilità.

(fonte World Economic Forum – www.weforum.org)