Michael Jordan e la Nike, chi deve a chi?

Michael Jordan, al primo incontro con Nike, nemmeno voleva andarci. A lui piacevano da matti le Adidas e testardo com’era decise che non avrebbe concesso loro un incontro. Fu sua madre Deloris a convincerlo quantomeno ad ascoltare la loro proposta, e questo per una questione di educazione, perché si erano interessati a lui e tanto bastava per dover loro il rispetto di starli a sentire.

È il 1984 e Nike è un’azienda che produce quasi esclusivamente scarpe da corsa e da tennis e lontana anni luce dall’essere il colosso che è oggi.
Si propone di gestire la figura di Jordan come se lui fosse un tennista od un corridore, ovvero come si trattasse di una stella che compete da sola e che come tale fa affidamento esclusivamente sulle sue capacità, cosa che per il livello tutto suo al quale giocava non era poi un’idea così lontana da ciò che si rivelò poi essere la realtà.
Per il nome della sua linea non ci furono dubbi nemmeno per un secondo. Perché tanto “quello in campo vola”, si chiameranno “Air Jordan” e non potrebbe essere diversamente.

Al momento delle firme, tra MJ ed il suo primo contratto di sponsorizzazione ci sono tre vincoli:

‍- vincere il premio di Rookie of the Year
– diventare All Star o segnare almeno 20 punti di media a partita
– vendere almeno quattro milioni di dollari in scarpe nei primi quattro anni di accordo

Come andarono le cose? ‍

– Vinse il ROTY
– Viene selezionato per l’All Star Game e intanto segna anche 28.2 punti di media a partita, giusto per non avere dubbi
– Nike vende 70 milioni di dollari in Air Jordan NEI PRIMI DUE MESI e 170 NEL PRIMO ANNO

Quando cercate il motivo del successo planetario di Nike tra i più grandi ed iconici brand del mondo, non c’è che da guardare una foto di Michael Jeffrey Jordan.

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